Cosa sarò in grado di fare?
Indossiamo il nostro naso rosso e in punta di piedi entriamo in un mondo diverso.
Nella sala d’attesa ci sono degli ospiti seduti sulle carrozzine con uno sguardo apparentemente perso nel vuoto… chissà a cosa stanno pensando, chissà cosa provano.
Chiudo gli occhi un solo istante e con delicatezza iniziamo a sfiorare qualche spalla, qualche mano e i nostri sguardi si incrociano…ed è emozione pura.
Quei meravigliosi e fragili vecchietti ci stavano aspettando, desiderosi di interrompere i ritmi monotoni di giorni tutti uguali, di dimenticare gli orari delle medicine, i pranzi cadenzati, la vista dell’orizzonte sempre attraverso una finestra.
Siamo in una residenza sanitaria assistenziale, per gli ospiti significa riconoscere la propria vecchiaia e confrontarsi con le difficoltà che l’invecchiamento porta con sé.
Possiamo solo intuire cosa s’significhi.
Ma ora sanno che potranno passare un paio d’ore in leggerezza.
Quasi non so cosa voglia dire, ma protetta dai miei angeli, mi avvicino e sento le loro emozioni. Chi vuole, e soprattutto chi ci riesce ancora, mi racconta della vita passata, dei figli o della nipotina che ha appena fatto il saggio di danza. Qualcuno si aggiunge ai nostri cori strampalati e intona “La mia bella Madunina”, qualcuno accenna un balletto.
Loro felici di essere ascoltati e accolti, noi felici di esserci.
Essere lì per loro, a disposizione della loro voglia di sentirsi vivi.
Per noi un tempo rubato ai soliti impegni quotidiani, per loro un tempo che si dilata e prende forme e colori altrimenti sbiaditi.
Per entrambi sono fiumi di emozioni, sguardi brillanti, sorrisi e sospiri.
Sento che ora il mio sguardo ha nuovi orizzonti…