Arriviamo a destinazione, scendiamo dalle nostre macchine e ci salutiamo frettolosamente: fa freddo, il vento è tagliente.
A dire il vero non sappiamo se questa sensazione sia reale o sia frutto del pensiero che stiamo per entrare in un carcere.
Il cuore batte forte, passiamo attraverso un corridoio che sembra infinito, sulla sinistra il muro è disegnato, sulla destra finestre con le sbarre e ogni 100 passi una rientranza con i cancelli che portano alle celle…Sezione 1, Sezione 2, Sezione 3.
Siamo in silenzio, ognuno immerso in chissà quali pensieri.
Le prime volte ci si sente soffocare, il respiro si fa affannoso e la mente va alla fortuna che abbiamo di essere liberi; le volte successive è tutto diverso, c’è più consapevolezza. Il mondo che stiamo per incontrare è pieno di vita, denso, intenso e non ci fa più paura.
E, cosa non da poco, siamo una bella squadra.
All’interno del carcere c’è un teatro, quella è la nostra destinazione.
Ci prepariamo e ci confrontiamo. È tutto pronto, noi ci siamo.
I papà e le mamme aspettano con gioia i loro bambini, noi giochiamo con la fantasia sia con i grandi che con i piccini: seduti ai tavoli immaginiamo di essere al ristorante, i bimbi si fanno truccare, inventiamo giochi e chiacchieriamo. Si parla di tutto con molta semplicità, di vita quotidiana, di problemi, di speranze, di passioni e storie d’amore e la sensazione è quella di essere con quattro amici al bar, amici da lungo tempo.
Le loro vite si mischiano alle nostre: viviamo delle stesse emozioni, sorridiamo delle stesse cose, guardiamo gli stessi orizzonti e ci meravigliamo allo stesso modo della bellezza di una rosa.